Pubblichiamo una meditazione sul tempo di Quaresima di don Giacomo Tantardini (Bergamo 15 marzo 2010)
In questi giorni siamo invitati dalla santa Chiesa – in particolare nella settimana santa – a ciò cui sempre siamo invitati, cioè a tenere fisso lo sguardo su Gesù. È la frase che san Paolo ripete per ben due volte nella Lettera agli Ebrei: «Tenete bene fisso lo sguardo su Gesù» (Eb 3,1). E ancora: «Fissate lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,2).
Tenere fisso lo sguardo su Gesù è un guardare domandando. Mi sembra che il guardare domandando sia come il vertice dell’umano. Penso che anche i papà e le mamme si commuovano molto di più quando il loro bambino guarda domandando di essere voluto bene che non quando obbedisce a qualcosa che loro gli dicono. Questo guardare domandando è come l’espressione suprema di quello che il cuore dell’uomo può compiere.
Ma c’è qualcosa che viene prima di questo guardare domandando. C’è qualcosa che viene prima della domanda del cuore. C’è qualcosa che viene prima del fatto che come bambini si alza lo sguardo e guardando si domanda di essere voluti bene.
C’è qualcosa che viene prima, e questo qualcosa che viene prima è un Altro che guarda. Se non ci guarda il Signore noi non domandiamo. Noi siamo piegati su noi stessi. Non guardiamo domandando. Se non si inizia a respirare la dolcezza di essere voluti bene, se non si inizia a respirare la dolcezza di essere amati, non si guarda domandando di essere amati.