Il Papa insiste perché in questi tempi di pandemia «il popolo di Dio si senta accompagnato dai pastori e dal conforto della Parola, dei sacramenti e della preghiera». Così egli ha dapprima invitato a riaprire le chiese parrocchiali di Roma. Poi, dinanzi al digiuno eucaristico di tanti fedeli, ha ricordato la pratica della comunione spirituale.
Infine, è intervenuto sul tema della confessione, ricordando alcuni passaggi del Catechismo, radicati nella tradizione della Chiesa, nei quali si spiega che in situazioni eccezionali si può ottenere il perdono di Dio per i peccati gravi anche quando non è possibile ricorrere a un sacerdote. Poche semplici parole, quelle di Francesco, ma molto attese, preludio di due corposi provvedimenti della Penitenzieria Apostolica che indicano come la via per la Misericordia di Dio siano aperte a tutti, anche nell’attuale condizione.
D’altronde a Pietro e ai suoi successori sono state affidate le chiavi del Paradiso (Mt 16,19), potendo essi sciogliere o legare (Gv 20,23), mandato che in questi giorni si dilata nelle forme, secondo modalità vecchie e nuove, come infinita e multiforme è la misericordia del Signore.
Si tratta, innanzitutto, di una Nota circa il Sacramento della Riconciliazione nell’attuale situazione di pandemia. Nel documento si conferma che «la confessione individuale rappresenta il modo ordinario per la celebrazione di questo sacramento», ma che «laddove ricorra l’imminente pericolo di morte» oppure «una grave necessità» può essere impartita l’assoluzione collettiva, senza la previa confessione individuale, ma con il proposito di confessare appena possibile i singoli peccati gravi, che al momento non era possibile confessare.
Qualche vescovo, nei giorni scorsi, ha riconosciuto tale “grave necessità” nel rigido isolamento cui sono costretti molti malati di Covid19, con un’iniziativa che adesso ha il sigillo del Papa.
La Nota rimanda ai singoli vescovi il compito di «indicare a sacerdoti e penitenti le prudenti attenzioni da adottare nella celebrazione individuale della riconciliazione sacramentale, quali la celebrazione in luogo areato esterno al confessionale, l’adozione di una distanza conveniente, il ricorso a mascherine protettive, ferma restando l’assoluta attenzione alla salvaguardia del sigillo sacramentale ed alla necessaria discrezione».
Saranno sempre loro a determinare, nel territorio delle proprie diocesi, i casi di grave necessità nei quali sia consentito impartire l’assoluzione collettiva e le relative modalità.
Quindi, dimostrando che la salvezza delle anime è il bene supremo della Chiesa, la Nota ricorda che «laddove i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale», la «contrizione perfetta», frutto di quella grazia che fa amare Dio sopra ogni cosa,«espressa da una sincera richiesta di perdono» (cioè un autentico dispiacere e un reale pentimento per il male compiuto) e accompagnata dalla «ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali».
La Nota accompagna un Decreto col quale la Penitenzieria concede ai fedeli malati di coronavirus, agli operatori sanitari, ai familiari e a tutti coloro che in qualunque modo, anche con la preghiera, si prendono cura di essi, la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria (cioè la remissione delle pene che l’assoluzione della confessione non cancella).
È un testo lungo e a tratti complicato, “per addetti ai lavori”, che il Penitenziere maggiore, il cardinale Piacenza, ha illustrato poi ai media vaticani con parole più semplici. Di là della forma, però, esso ci ricorda che chiunque (anche chi deve stare necessariamente tra le mura di casa) potrà attingere a questo tesoro di Grazia che la Chiesa ha in dono per gli inesauribili meriti di Cristo, della Madonna e dei santi.
Così è concessa «l’Indulgenza plenaria ai fedeli affetti da Coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa, alla recita del Santo Rosario, alla pia pratica della Via Crucis o ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile».
La possibilità di ottenere indulgenza è data poi a tutti i fedeli che in questi giorni ardui potranno offrire «la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé».
Misericordia anche per quanti muoiono in solitudine, senza il conforto dei familiari e senza poter ricevere il sacramento dell’unzione degli infermi e del viatico: a tutti costoro è concessa l’indulgenza plenaria in punto di morte alla semplice condizione che essi desiderino riceverla di cuore e abbiano recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera.
Il fatto che la Penitenzieria abbia accennato che è sufficiente anche solo «una pia invocazione alla Beata Vergine Maria» dice quanto è potente l’intercessione della Madonna, alla quale le nostre povere parole si affidano quando nelle “Ave Maria”, magari distratti nelle ore della vita, chiediamo che lei preghi per noi «adesso e nell’ora della nostra morte»; oggi che può capitare di recitare le stesse parole con una vibrazione nuova, più angosciata, forse, ma anche più bambina. Come bambini che, nella tempesta, domandano di essere guardati dal volto misericordioso di Gesù.
Nella foto, Rembrandt, Cristo nella tempesta sul mare di Galilea