“O Dio, onnipotente ed eterno, il cui Figlio ha voluto affidare a Maria Maddalena il primo annunzio della gioia pasquale…”. Inizia, con questo cenno stupendo, l’orazione che la Chiesa dedica a santa Maria Maddalena, la cui vicenda terrena è narrata nei Vangeli e le cui spoglie, il cranio e i capelli che asciugarono i piedi del Signore, riposano nella chiesa di Saint Maximin la Sainte Baume (santa grotta) a Saint Maximin, nel Sud della Francia, dove la tradizione vuole abbia trascorso l’ultima parte della sua vita, insieme ad alcuni discepoli del Signore, tra cui il resuscitato Lazzaro (tale la compagnia dei santi). Così, come cenno di preghiera, pubblichiamo un brano di don Giacomo (Meditazione Pasquale del 10 aprile 2001) su Maria Maddalena e sulla precarietà, la cara precarietà, della dolce grazia del Signore, altra dall’empia pretesa di essere possessori, e quindi dispensatori, della stessa.
L’ultimo accenno a un brano del vangelo è quando Maria quel mattino stava davanti al sepolcro e piangeva. Com’è commovente il pianto di questa donna! Tutto quello che le era accaduto nella vita era finito, tutto era finito. Non si può rimanere cristiani per una idea vera, non si può. Le idee vere non fanno compagnia alla vita, si rimane cristiani per la realtà di una presenza. Quando questa realtà era morta, e per Maria era stata addirittura portato via il corpo e non sapeva dove era stato messo, quando questa realtà non è presente non si può rimanere cristiani. Non si rimane cristiani per le idee vere, si rimane cristiani per la grazia di questa presenza.
Senza questa grazia, senza l’attrattiva di questa presenza le idee vere non salvano la vita, le idee vere non fanno compagnia alla vita. Le idee vere possono addirittura diventare violenza verso se stessi e verso gli altri. E’ la grazia di una presenza, la realtà di una presenza, è l’attrattiva di una presenza…
E questa presenza si avvicina a Maria di Magdala e lei, credendo che sia il giardiniere, gli dice: “..Se sei stato tu a portarlo via dimmi dove l’hai posto?” E Gesù la chiama soltanto per nome “Maria”. E allora lei si volta e lo guarda e risponde “Maestro” e poi Gesù dice quella frase stupenda, perché questa è la nostra condizione, qui in terra… indica la nostra condizione: “..Non mi trattenere, non sono ancora asceso al Padre mio”. Non lo possiamo trattenere, non si può trattenere la Grazia: è sempre Grazia.
Questa è la condizione della Chiesa qui in terra. In paradiso sarà il possesso, saremo posseduti pienamente, qui non si può trattenere, qui siamo sempre, sempre, sospesi all’attrattiva della sua presenza, siamo sempre sospesi alla sua Grazia. Siamo sempre sospesi allo stupore che la sua presenza desta in noi. Non si può trattenere lo stupore, non si può trattenere la commozione, è una cosa presente lo stupore e la commozione. “Non mi trattenere”, così a questa donna che era stata la prostituta di Magdala, così in questa donna viene indicata la condizione della fede, la condizione della nostra fede.