La Prefazione di papa Francesco a “Chi prega si salva” sta aiutando, e tanto, la diffusione del libretto. In una nota scritta nello spazio Comunicazioni avevamo accennato alle due pagine di Avvenire (cliccare qui) sulle quali è stata data, in anteprima, la notizia, corredata da articoli più che interessanti, e avevamo riportato la Prefazione stessa.
In questa sede, un po’ per ricapitolare quanto avvenuto in questi giorni, un po’ perché quanto abbiamo scritto su Comunicazioni pare sia sfuggito a tanti lettori del sito, ripubblichiamo la Prefazione di Francesco e l’Introduzione scritta a suo tempo dal cardinal Joseph Ratzinger, poi papa Benedetto XVI.
Un’occasione per pubblicare anche le foto delle due pagine di Avvenire dedicate a “Chi prega si salva” e per dare notizia che della Prefazione del Papa e del libretto stesso hanno dato notizia anche l’Osservatore romano e l’Agenzia stampa vaticana (per leggere la pagina dell’Osservatore romano cliccare qui; per leggere l’Agenzia vaticana cliccare qui).
Non solo le grandi testate cattoliche, anche altri media e siti hanno riportato la notizia: Acistampa (cliccare qui), Il Sussidiario (cliccare qui), Bergamopost (cliccare qui), il blog di Costanza Miriano (cliccare qui), il Cattolico (cliccare qui), Libero (cliccare qui), per citarne alcuni, mentre altri si stanno aggiungendo.
Siamo contenti di tanta attenzione, che ci appare non tanto un atto dovuto da parte di giornali e siti cattolici, quanto un piccolo, grande, dono del Signore. Che vogliamo partecipare a quanti guardano con simpatia la nostra Associazione e vorranno, nei modi e nelle forme più libere e fantasiose, aiutarci nella diffusione di questo piccolo libro di preghiere.
Prefazione
«Vieni dunque, Signore Gesù. Vieni a me, cercami, trovami, prendimi in braccio, portami».
Questa preghiera di sant’Ambrogio era molto cara a don Giacomo Tantardini, la recitava spesso, ci ricorda il suo cuore bambino, la sua preghiera così cosciente che è il Signore il primo a prendere l’iniziativa e noi non possiamo fare niente senza di Lui. Non a caso a questo libretto volle dare come titolo “Chi prega si salva”, un’espressione di sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Gli amici di don Giacomo lo considerano il suo regalo più bello: un piccolo libro in cui, su richiesta di giovani che si convertivano al cristianesimo, il sacerdote volle raccogliere le preghiere più semplici della tradizione cristiana e tutto ciò che aiuta a fare una buona Confessione. Tradotto nelle principali lingue, è stato diffuso in centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo dalla rivista 30Giorni, giungendo gratuitamente anche in molte missioni cattoliche sparse in ogni angolo del pianeta, e anche oggi mi dicono che continuano a giungere numerose richieste di esemplari.
«Chi si confessa bene diventa santo»: è una frase che don Giacomo ripeteva spesso nell’ultima parte della sua vita. Il libretto suggerisce come confessarsi bene. Il punto di partenza è l’esame di coscienza, il dolore sincero per il male commesso. L’accusa dei singoli peccati, con concretezza e sobrietà. Senza vergognarsi della propria… vergogna. Perché anche la vergogna è una grazia se ci spinge a chiedere il perdono, come è una grazia il dono delle lacrime, che lava il nostro sguardo, ci fa vedere meglio la realtà… Al Signore basta un accenno di pentimento.
La misericordia divina, come impariamo dal Vangelo, attende paziente il ritorno del figliol prodigo, anzi lo anticipa, lo previene toccando per prima il suo cuore, così da destare in lui il desiderio di poter essere riabbracciato dalla Sua infinita tenerezza e di poter ricominciare a camminare. Nel confessionale dobbiamo essere concreti nell’accusa dei peccati, senza reticenze, ma poi vediamo che è il Signore stesso che ci “tappa la bocca”, come a dirci: basta così… Gli basta vedere questo accenno di dolore, non vuole torturare la tua anima, la vuole abbracciare. Vuole la tua gioia.
Perché Gesù è venuto a salvarci così come siamo: poveri peccatori, che chiedono di essere cercati, trovati, presi in braccio, portati da Lui.
Città del Vaticano, 28 marzo 2018
Francesco
Introduzione
Da che l’uomo è uomo, prega. Sempre e ovunque l’uomo si è reso conto che non è solo al mondo, che c’è qualcuno che lo ascolta. Sempre si è reso conto che ha bisogno di un Altro più grande e che deve tendere a Lui perché la sua vita sia ciò che deve essere. Ma il volto di Dio è sempre stato velato e solo Gesù ci ha mostrato il Suo vero volto. Chi vede Lui vede il Padre (cfr. Gv 14,9). Così, se da una parte all’uomo risulta naturale pregare (chiedere nel momento del bisogno e ringraziare nel momento della gioia), d’altra parte c’è sempre anche la nostra incapacità di pregare e di parlare a un Dio nascosto. Non sappiamo cosa conviene domandare, dice san Paolo (cfr. Rm 8,26). Perciò dobbiamo sempre dire al Signore, come i discepoli: «Signore, insegnaci tu a pregare» (Lc 11,1). Il Signore ci ha insegnato il Padre nostro come modello dell’autentica preghiera e ci ha donato una Madre, la Chiesa, che ci aiuta a pregare. La Chiesa ha ricevuto dalla Sacra Scrittura un grande tesoro di preghiere. Nel corso dei secoli sono salite, dai cuori dei fedeli, numerose preghiere con cui essi sempre di nuovo si indirizzano a Dio. Nel pregare con la Madre Chiesa noi stessi impariamo a pregare. Sono molto contento perciò che 30Giorni faccia una nuova edizione di questo piccolo libro contenente le preghiere fondamentali dei cristiani maturatesi nel corso dei secoli. Ci accompagnano lungo tutte le vicende della nostra vita e ci aiutano a celebrare la liturgia della Chiesa pregando. A questo piccolo libro auguro che possa diventare un compagno di viaggio per molti cristiani.
Roma, 18 febbraio 2005
Cardinal Joseph Ratzinger