«Discese agli inferi», si recita nel Credo apostolico: come spiega il Catechismo della Chiesa cattolica questo indica che «Gesù è morto realmente e che, mediante la sua morte per noi, egli ha vinto la morte e il diavolo “che della morte ha il potere… Gesù ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha raggiunti con la sua anima nella dimora dei morti».
L’iconografia che rappresenta questo passaggio in genere si riferisce al momento in cui Gesù esce dagli inferi, portando con sé le anime dei giusti che lo avevano preceduto.
È quello che si vede in questo straordinario affresco nella chiesa di San Salvatore in Chora, una delle più belle chiese bizantine di Istanbul. È un affresco absidale, e questo spiega l’ampiezza della concezione. Si vede Gesù al centro, con una veste bianca di splendente purezza, racchiuso come da tradizione dentro una mandorla tappezzata di stelle.
C’è però un qualcosa di insolito in questa mandorla: infatti è visibilmente inclinata verso sinistra, perché in questo modo accompagna il movimento di Gesù. Il quale, pur nella solennità dell’impaginazione, è in azione, in quanto in uscita dagli inferi.
Lo evidenzia il dettaglio delle gambe, aperte e ben puntate sul terreno, come nell’atto di fare un passo di grande impegno e importanza. In realtà Gesù deve puntare i piedi perché impegnato nello sforzo di tirar fuori dalle loro tombe Adamo ed Eva.
È questo gesto che l’anonimo artista restituisce in modo meraviglioso. Gesù sta prendendo per i polsi i due progenitori degli uomini, trascinandoli letteralmente a sé.
È un gesto indimenticabile, anche per la bellezza delle geometrie che disegna. Soprattutto è un gesto che in modo sintetico ci dice come funziona la dinamica della salvezza: è Gesù che prende l’iniziativa, è lui che ci strappa dalla nostra condizione e vince timori e resistenze.
E lo fa con decisione e, insieme, con dolcezza. Tira a sé, presenza fisicamente reale e di affascinante splendore: in questo modo diventa immagine della Resurrezione, un mistero che può rinnovarsi in ogni istante, come energia di una grazia in azione.
Giuseppe Frangi