Iniziamo la pubblicazione di brani del libro di sant’Alfonso Maria de’ Liguori “Del gran mezzo della preghiera”. Brani brevi, così che possano essere facilmente letti e magari ricordati. Un libro che egli volle consacrato a Gesù e Maria, al “Verbo incarnato” e a alla “dispensatrice delle grazie […] che ottenete da Dio, ai vostri servi, quanto chiedete”.
“L’opera più utile” che abbia mai fatto, scrive Alfonso riferendosi alle altre sue “operette spirituali”. Tanto che di questo volumetto avrebbe voluto stamparne tante copie, così da poterlo diffondere “a tutti i fedeli che vivono sulla terra”.
Non è andata come voleva il santo, ché il volume è quasi sconosciuto. Ma troviamo simpatico che, tanti anni dopo, il piccolo libro di preghiere che ha preso nome da un suo detto, “Chi prega si salva”, sia stato diffuso in tutto il mondo tramite la rivista 30Giorni, anche se non a tutti i fedeli, come magari egli avrebbe voluto (e non solo lui).
Al di là del rilievo, l’idea di pubblicare brani di questo libro nasce dalla constatazione di una grande confusione all’interno della Chiesa e del popolo di Dio. Urgerebbe riproporre l’essenziale delle fede. Lo scritto di Alfonso Maria de’ Liguori ci sembra partecipe di questa prospettiva. Buona lettura.
Luca Romano
[…] Vedo da una parte quest’assoluta necessità della preghiera, tanto per altro inculcata da tutte le Sacre Scritture, e da tutti i Santi Padri; ed al contrario vedo, che i cristiani poco attendono a praticare questo gran mezzo della loro salute.
E quel che più mi affligge, vedo che i predicatori e confessori poco attendono a parlarne ai loro uditori e penitenti; e vedo che anche i libri spirituali, che oggidì corrono per le mani, neppure ne parlano abbastanza. Mentre invece tutti i predicatori, confessori e tutti i libri, non dovrebbero insinuare altra cosa con maggior premura e calore, che questa del pregare.
Essi infatti inculcano tanti buoni mezzi alle anime per conservarsi in grazia di Dio: la fuga delle occasioni, la frequenza dei Sacramenti, la resistenza alle tentazioni, il sentir la divina parola, il meditare le Massime eterne, ed altri mezzi (non lo nego) utilissimi: ma a che servono, io dico, le prediche e meditazioni e tutti gli altri mezzi che danno i maestri spirituali senza la preghiera, quando il Signore si è dichiarato che non vuol concedere le grazie se non a chi prega? Chiedete ed otterrete (Gv 16,24).
Senza la preghiera (parlando secondo la Provvidenza ordinaria) resteranno inutili tutte le meditazioni fatte, tutti i nostri propositi, e tutte le nostre promesse. Se non preghiamo saremo sempre infedeli a tutti i lumi ricevuti da Dio, ed a tutte le promesse da noi fatte.
La ragione sta qui: che a fare attualmente il bene, a vincere le tentazioni, ad esercitare le virtù, insomma ad osservare i divini precetti non bastano i lumi da noi ricevuti, e le considerazioni e i propositi da noi fatti, ma vi è bisogno di una grazia attuale di Dio; e il Signore questo aiuto attuale (come appresso vedremo) non lo concede, se non a chi prega. I lumi ricevuti, le considerazioni ed i buoni propositi concepiti, servono a stimolarci a pregare nei pericoli e nelle tentazioni per ottenere il divino soccorso, che ci preservi poi dal peccato.