Seconda parte delle note dedicate al libro “Del gran mezzo della preghiera” di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Cliccare qui per leggere la parte precedente.
Ho voluto, lettore mio, premettere questo mio sentimento a tutto quello che appresso scriverò, affinché ringraziate il Signore, che, per mezzo di questo mio libretto, vi dona la grazia di riflettere maggiormente sull’importanza di questo gran mezzo della preghiera; poiché tutti quelli che si salvano (parlando degli adulti), ordinariamente per questo unico mezzo si salvano [dove è indispensabile tenere fermo “ordinariamente”, perché l’eccezione è cara a Dio e non si può o né si deve porre un limite alla sua infinita misericordia ndr. ].
E perciò dico, ringraziatene Dio; perché è una misericordia troppo grande quella che Egli fa a coloro ai quali dà la luce e la grazia di pregare. Io spero che voi, amato mio fratello, dopo aver letta questa breve operetta, non sarete più trascurato d’ora innanzi a ricorrere sempre a Dio coll’orazione, quando sarete tentato ad offenderlo. Se mai per il passato vi trovaste aggravata la coscienza di molti peccati, intendiate che questa n’è stata la cagione: la trascuratezza di pregare e di cercare a Dio l’aiuto per resistere alle tentazioni, che vi hanno assalito.
Vi prego intanto di leggerlo e rileggerlo e con tutta l’attenzione, non già perché è frutto del mio ingegno, ma perché egli è mezzo che il Signore vi porge per il bene della vostra eterna salute: dandovi con ciò ad intendere in modo particolare, che vi vuol salvo. E dopo averlo letto; vi prego di farlo leggere ad altri […].
Scrisse l’Apostolo a Timoteo: Raccomando adunque prima di tutto, che si facciano suppliche, orazioni, voti, ringraziamenti (1 Tm 2,1). Spiega l’Angelico san Tommaso (2, 2.ae, q. 83, art. 17), che l’orazione è propriamente il sollevare la mente a Dio. La postulazione poi è propriamente la preghiera; la quale, quando la domanda contiene cose determinate, come quando diciamo: Muoviti, o Dio, in mio soccorso… si chiama supplica.
La obsecrazione è una pia adiurazione, ossia contestazione, per impetrare la grazia, come quando diciamo: Per la tua croce e passione, liberaci, o Signore. Finalmente l’azione di grazie è il ringraziamento per i benefici ricevuti, col quale, dice san Tommaso, che noi meritiamo di ricevere benefici maggiori: Rendendo grazie meritiamo beni maggiori.
L’orazione presa in particolare, dice il santo Dottore, significa il ricorso a Dio; ma presa in generale, contiene tutte le altre parti di sopra nominate; e tale noi l’intenderemo nominandola da qui in avanti col nome di orazione o di preghiera [tali distinguo, pur utili, spesso sono branditi in un modo tale che più che aiutare, complicano e affaticano, fino a impedire; la preghiera è cosa semplice, bambina, come da cenno conclusivo del santo ndr. ]
Per affezionarci poi a questo gran mezzo della nostra salute quale è la preghiera, bisogna considerare, quanto sia ella a noi necessaria, e quanto valga ad ottenerci tutte le grazie che da Dio desideriamo, se sappiamo domandarle come si deve. Quindi parleremo prima della necessità e del valore della preghiera, e poi delle condizioni della medesima, affinché ella riesca efficace appresso Dio.
Ndr. L’ultimo punto, non deve essere inteso in senso restrittivo, ovvero distinguere tra invocazioni di serie A e serie B, come spesso accade, con tanto di manuali per l’uso che, anche qui, hanno l’esito di rendere complesso il semplice. Certo, resta la Lettera di Giacomo: “Voi domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri”. Ma, appunto, fa riferimento a invocazioni intrinsecamente perverse.
Si vedrà che sant’Alfonso, vuol solo essere di aiuto, per rendere la nostra povera preghiera più bella e felice. Così, lasciando al Signore distinguere quali preghiere siano a Lui più gradite, val la pena ricordare quanto disse Benedetto XVI in un’udienza generale: “Tutte le nostre preghiere – con tutti i limiti, la fatica, la povertà, l’aridità, le imperfezioni che possono avere – vengono quasi purificate e raggiungono il cuore di Dio. Dobbiamo essere certi, cioè, che non esistono preghiere superflue, inutili; nessuna va perduta. Ed esse trovano risposta, anche se a volte misteriosa, perché Dio è Amore e Misericordia infinita“.
Luca Romano