Seconda settimana senza celebrazione eucaristica in tante province del Nord Italia causa coronavirus. Un’assenza che addolora i fedeli e anche sacerdoti e presuli (purtroppo non tutti, come capita di registrare). Ci è stato segnalato un vecchio spezzone di un film di don Camillo che suggerisce, poeticamente, alcune analogie col presente.
Brescello, il paese delle lunghe contese tra don Camillo e Peppone, è allagato e la popolazione trova rifugio al di là delle acque. Don Camillo rimane al suo posto, in chiesa, e di là cerca di confortare i lontani, suoi parrocchiani e non, come Peppone, il cui viso nel video è bellissimo.
Già, perché certi cenni cristiani possono essere un conforto per tutti, non capita solo nei film. Ma perché ciò accada, occorre che il cristianesimo sia realista, abbia cioè a che fare con la realtà degli uomini, portandovi quel cenno singolare che non le appartiene, perché appartiene al suo Signore, tanto spesso assente in parole e opere di tanti cristiani. Nessuna recriminazione sul punto, è una grazia. Il dramma è quando tale grazia non solo è assente, ma si tenta di coprire tale vuoto con altro, non ricercando, anzitutto con la preghiera, quel cenno singolare che, unico, può toccare il cuore dell’uomo.