Pubblichiamo un’omelia di don Giacomo tenuta in occasione della celebrazione della domenica delle Palme del 15 marzo 2008.
Ascoltando la passione del Signore, ascoltando il tradimento di Pietro, ascoltando il tradimento dei suoi – “tutti fuggirono e lo abbandonarono” -, ascoltando delle donne, da Maria di Magdala, poi Giovanni, il discepolo prediletto, che era accanto a Maria, madre di Gesù, che era presso la croce… Tutte queste persone, come noi, hanno incontrato l’unica storia nel mondo che vale la pena di incontrare, l’unica realtà in questo mondo che vale la pena, in cui vale la pena di imbattersi, l’unico avvenimento di cui la storia, fatta di stupore e di tradimento, fatta del peccato dell’uomo e della misericordia senza confine, l’unica storia per cui la vita, qui su questa terra, vale la pena di essere vissuta…
L’unica storia, un Tu incontrato, incontrato, lascia nel cuore un segno, una memoria che non si cancella. Come Pietro quando l’ha rinnegato: e Pietro si ricordò, e uscito fuori pianse amaramente. L’unica storia il cui ricordo non riempie di tristezza, il cui ricordo abbraccia e riempie di gratitudine, l’unica storia la cui presenza oggi abbraccia come un bambino piccolo piccolo in braccio a sua madre.
“Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum, ut sibi complaceam“. Così lo Stabat Mater, così canteremo dopo la comunione: fa’ che il mio cuore si commuova, che si commuova il mio cuore, che il mio cuore arda di commozione, nell’amare Cristo Dio, in amando ChristumDeum, Gesù Cristo, Figlio unigenito di Dio, Lui, salvatore del mondo. Fa’ che si commuova il mio cuore nell’amare Lui, nell’amare Gesù Cristo, fa’ che si commuova il mio cuore per la tua attrattiva, perché non ti si può amare se tu non ci doni di amarti. Fa’ che si commuova il mio cuore nell’amare Cristo Dio, così amandolo per compiacergli, per vivere come a lui piace.
Che la Madonna doni a noi, poveri peccatori, di amare Gesù Cristo.