Fatima: i cento anni del pastorello che consola Gesù

4 Apr 2019

Oggi la Chiesa ricorda san Francesco Marto, uno dei tre pastorelli di Fatima, morto 100 anni fa: a Fatima e in tutto il mondo la recita del rosario e l’adorazione eucaristica per la pace nel mondo. Qualche accenno sparso.

Francesco insieme alla sorella Giacinta e alla cugina Lucia è stato testimone delle apparizioni della Vergine Maria alla Cova da Iria, Fatima, tra il 13 maggio e il 13 ottobre 1917.

Lucia aveva 10 anni, Giacinta 7 e Francesco 9. Il ragazzino morirà solo due anni dopo la prima apparizione, il 4 aprile 1919. Come Giacinta non sapeva ancora leggere e come lei non aveva fatto la prima comunione, a differenza di Lucia.

Nelle descrizioni che emergono dalle Memorie di Lucia, Francesco era un bambino con un’anima fine e generosa, silenzioso, pacifico; suonava il flauto e amava la natura, gli animali, coi quali si dilettava a giocare.

Durante le apparizioni, Lucia vedeva la Madonna, la sentiva e poteva parlare con Lei. Giacinta la vedeva e ne sentiva la voce, ma non poteva parlarci. Francesco vedeva e basta. Erano Lucia e Giacinta a riferirgli quanto Ella diceva.

In una delle apparizioni, Lucia chiede alla Madonna se li avrebbe accolti in Paradiso. Risposta ovvia della Madre di Gesù, che chiede però a Francesco di “recitare molti rosari'”.

Francesco, che può solo vedere, non capisce. Quando Lucia gli riferisce, annota ella nelle sue Memorie, esplode di felicità: “‘O Madonna mia! Rosari ne dico quanti ne volete!’ E da quel giorno prese l’abitudine di allontanarsi da noi, come per passeggiare”.

“Se lo chiamavo – prosegue lo scritto di Lucia – e gli domandavo cosa stesse facendo, alzava la mano e mostrava il rosario. Se gli dicevo di venire a giocare, che avrebbe poi pregato con noi, rispondeva: ‘Prego anche dopo. Non ti ricordi che la Madonna ha detto che devo recitare molti rosari?'”.

Da allora inizia anche ad andare spesso da “Gesù nascosto”, come chiamava l’eucarestia.

E qui val la pena una divagazione su tale indicazione, illustrata da un episodio narrato da Lucia.

Prima delle apparizioni, è la festa del Corpus Domini e la piccola Giacinta, ansiosa di vedere il Bambino Gesù, le chiede se nella processione sarebbe passato anche Lui.

Certo, risponde la cugina, “lo porta il parroco”. Ma, quando passa la processione, la piccola, pronta a lanciare i suoi fiori, resta immobile.

Lucia: “Giacinta! Perché non hai lanciato i fiori a Gesù?” “Perché non l’ho visto” […] “Ma tu non sai che il Bambino Gesù dell’ostia non sì vede, sta nascosto? È quello che riceviamo nella comunione”. “E tu quando fai la comunione, parli con Lui?” “Certo”. “E perché non lo vedi?” “Perché sta nascosto”.

E così torniamo al piccolo Francesco. Una volta, andando a scuola con la sorella si ferma e le dice. “Senti, tu vai a scuola, io rimango qui in chiesa vicino a Gesù nascosto. Non vale la pena imparare a leggere perché fra poco vado in Cielo. Quando torni, vieni qui a prendermi”.

Nel mese di agosto, nel tentativo di evitare che i piccoli andassero nel luogo delle apparizioni, il sindaco li fa mettere in carcere.

Così Lucia: “In prigione [Francesco] si mostrò abbastanza coraggioso e cercava infondere coraggio a Giacinta nelle ore di maggior nostalgia. Quando recitammo il rosario in prigione, egli vide che uno dei carcerati stava in ginocchio con il basco in testa. Gli si avvicinò e gli disse:’Lei, se vuol pregare, deve togliere il basco’. E il povero uomo, immediatamente glielo diede”.

Dopo le apparizioni Francesco diventa il “consolatore” di Gesù. Annota ancora Lucia: “Voglio tanto bene a Dio! – dice una volta Giacinto – Ma Lui è così triste a causa di tanti peccati! Noi non dovremo farne mai nessuno”.

Un altro giorno, Lucia gli domanda: “Francesco, a te cosa piace di più: consolare il Signore, o convertire i peccatori, perché non (vadano) più anime all’inferno?”.

“Mi piace di più consolare il Signore. Non hai notato come la Madonna anche nell’ultimo mese è diventata così triste quando ha detto di non offendere più il Signore Dio, che è già tanto offeso? Io vorrei consolare il Signore e poi convertire i peccatori, perché non l’offendano più”.

“Pochi giorni prima di morire”, prosegue lo scritto di Lucia, Giacinto gli disse: “Senti, sto molto male; ormai mi manca poco per andar in Cielo”.

E Lucia: “Allora bada bene: non ti dimenticare di pregare molto per i peccatori, per il Santo Padre, per me e per Giacinta”.

‘Sì, io pregherò – risponde -, ma vedi, queste cose chiedile a Giacinta, perché io ho paura di dimenticarmene quando vedrò il Signore! E poi, io voglio piuttosto consolarlo'”.

E in Paradiso continua a consolarlo. Un bambino che consola Dio… d’altronde nulla è impossibile a Lui.

 

Luca Romano

 

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