Nono anniversario della morte di don Giacomo. Pubblichiamo l’omelia tenuta nella celebrazione della II settimana di Pasqua del 18 aprile 2009, contenuta nel libretto “Surrexit Christus spes mea”.
Lui risorto si presenta ai suoi: «Venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi”». Il fatto che Lui, risorto, si fa vicino, si fa vedere e toccare, dice a Tommaso di toccare le sue piaghe dolorose, di mettere il dito nel costato, il fatto che Lui, risorto, si fa vedere nel suo corpo, si fa toccare, mangia con loro, questo fatto dona la fede, dona la fede ai discepoli, dona la fede ai cristiani.
Come è bello che nasca da Lui. Se la fede nascesse da noi sarebbe una cosa alla fine disperante. Come è bello che nasca da Lui, come è bello che nasca perché Lui si fa vicino, perché lui si fa riconoscere, perché Lui dice a Tommaso di guardarlo e di stendere la mano. Come è bello che la fede nasca da Lui! Come è vero, come è bello e vero che la fede nasce perché Lui è risorto. Come è bello che non dobbiamo fare nulla per avere la fede!
Come è bello che sia il semplice dono suo, di Lui, di Lui che si fa vicino, di Lui che si fa riconoscere. Come è bello che la fede sia pura attrattiva di grazia, che sorga in noi, ma non da noi. Sorge in noi: è il cuore che è attratto, non può essere che il cuore, non può essere che la libertà a essere attratta. Siamo attratti noi, è Lui che attrae noi, non ci si può arrivare da sé. Come è bello che la fede nasca perché Lui la dona, perché Lui, facendosi presente, la dona al cuore, perché è Lui a dare il cuore.
«Nemo venit nisi tractus», nessuno viene, nessuno può venire se non è attratto. Nessuno può andare a Gesù, nessuno può riconoscere, nessuno può dire «Gesù è il Signore» se non è attratto da Lui, se Lui non prende l’iniziativa di attrarre a sé il cuore e la mente
Come è bello che sia così semplice la fede! Contro la semplicità del fatto che la sua Risurrezione ha destato la fede (non si sono inventati nulla: non la loro riflessione, ma la sua Risurrezione, del suo corpo, il suo farsi vedere ha destato la fede; come è bello che sia così semplice), contro questa semplicità che è la sua vittoria (perché la fede è di coloro che sono generati da Dio, lo abbiamo ascoltato nella Lettera di san Giovanni, il discepolo prediletto), contro la sua vittoria, contro il fatto che è Lui che desta la fede, l’anticristo, nemico della semplicità dell’uomo, il diavolo fa di tutto, fa di tutto anche oggi, forse oggi più che in tutti questi duemila anni, per distruggere questa semplicità.
È Lui che dona la fede, è Lui che la desta, è Lui che attrae. È bello che sia così. Se non fosse così, sarebbe la disperazione. Se non fosse così, Dio e il cristianesimo aggiungerebbero soltanto un problema disperante alla vita degli uomini. Come è bello che sia Dio, come è bello che sia Lui, Lui risorto a donare la fede,
Lui risorto è la nostra speranza: «Surrexit Christus, spes mea», surrexit Christus spes nostra. Tante volte nel giorno di Pasqua il Papa ha ripetuto questa frase di sant’Agostino: Christus surrexit. Il fatto che Lui è risorto è la nostra speranza. Come è bello che sia così per coloro che non hanno nulla in questa vita se non la sua presenza, se non il fatto che Lui si fa e si farà presente.