Brani tratti dalla meditazione di don Giacomo Tantardini “L’umanità di Cristo è la nostra felicità”.
Uno scopre che “il mio bene è stare vicino a Te”, che stare vicino a Te è la mia felicità. Ma un conto è saperlo e un conto è viverlo. E’ tutto qui, vedete, in fondo, il mistero dell’uomo e il mistero della risposta cristiana: un conto è sapere dov’è la felicità e un conto è essere felici, un conto è sapere la strada per andare alla felicità e un conto è camminare sulla strada che porta alla felicità. E se l’uomo è ferito mortalmente sul ciglio della strada – come l’immagine della parabola del buon samaritano documenta – l’uomo da solo non può camminare verso la felicità, anche quando sa che la felicità è stare con Dio, anche quando sa.
Duemila ani fa, allora, la felicità è venuta: ecco il paradiso. La felicità è venuta: non più promessa, non più indicata come termine del cammino umano. La felicità è venuta, il paradiso è venuto. E’ venuto nella carne così che fosse visto, così che fosse toccato, così che fosse abbracciato.
Vorrei adesso accennare a quello che più stupisce dell’accadere del paradiso: “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazareth a un vergine” (Lc 1, 26-27). A una vergine: quante volte il Vangelo lo ripete! A una vergine: nel cuore e nel corpo; nel corpo perché nel cuore, ma nel corpo! … Perché è la salvezza della carne questa pienezza di grazia: “A una vergine sposa ad un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei le disse: ”Gioisci o piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1 27-28).
Ha detto fiat, eccomi. “Eccomi, sono la serva del Signore, mi accada secondo la tua parola” (Lc 1, 38). “Eccomi” è una preghiera, “Eccomi, avvenga, accada”: è una preghiera. Non era eroismo suo, non era capacità sua, era una preghiera: “eccomi, avvenga, accada”. “Che accada” è un domandare. E così verginalmente Lo ha concepito, come verginalmente Lo ha partorito.
La salvezza viene per grazia di Dio, felicità infinita, per sovrabbondanza di felicità, per sovrabbondanza di grazia.
Ps. Abbiamo scelto la raffigurazione del Beato Angelico perché incanta quel rimando di inchini: Maria che si inchina all’angelo, al suo Signore, nel fiat, e l’angelo che si inchina a lei, la vergine piena di grazia, anche prefigurando la gloria che il santo rosario descrive nell’ultimo mistero glorioso, quando invita a meditare”l’incoronazione di Maria, regina del cielo e della terra nella gloria degli angeli e dei santi”,