Oggi la Chiesa invita i fedeli a guardare la santa croce, a guardare alla Passione del Figlio di Dio, Gesù Cristo, morto per i nostri peccati, ovvero ucciso a causa di questi e liberamente offertosi alla morte per redimerci con la sua resurrezione. Pubblichiamo un brano di don Giacomo Tantardini, del quale oggi ricorre il settimo anniversario della morte. Forse noto a tanti lettori del sito, ma fa nulla, la reiterazione è cara alla tradizione cattolica e a quanti, cristiani, la amano come prezioso tesoro.
Vorrei iniziare ripetendo l’invito di sant’Agostino a «lasciarsi portare dal legno della Sua umiltà». Dobbiamo attraversare il mare della vita, dobbiamo arrivare al Signore, che è la nostra felicità.
L’unico modo per attraversare questo mare è lasciarsi portare dal legno della Sua umiltà. Lasciarsi portare da questa nave che è la croce del Signore. A me è cara l’espressione di sant’Agostino: «Lasciati portare dal legno della Sua umiltà».
Che cos’è la confessione se non accettare umilmente di lasciarsi portare dal Signore, dal legno della Sua umiltà? Se non accettare umilmente di confessare i nostri poveri peccati così come Gesù ha voluto, così come la santa Chiesa ha stabilito?
Per questo mi sono permesso di dare a chi lo voleva il piccolo libro Chi prega si salva, come aiuto a confessarsi bene, così come la santa Chiesa suggerisce, anzi comanda.
Nella foto, il Crocifisso di Guido Reni a San Lorenzo in Lucina, che fotografa, in maniera stupenda, la preghiera di Gesù: “Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?”.