Oggi ricorre il giorno del battesimo di don Giacomo Tantardini, Non vogliano attribuire a ciò un’importanza eccessiva, ma ci rallegra ricordare che per lui tale data, nella quale fu “fatto cristiano”, come recita il “Ti adoro” a lui così caro – nella malattia, fece affiggere due quadretti nella sua camera, scritti in grande, col “Ti adoro” mattutino e serale -, era motivo di gratitudine più che la data di nascita. Lo diceva spesso, e lo ha ricordato anche nella sua scarna biografia, nella quale tale data è ovviamente riportata, fatto peraltro alquanto inusuale. Un aneddoto, nulla più, ma che fa intravedere tante cose. Nell’occasione pubblichiamo un brano di un suo libro, che ci appare di una qualche attualità
Da “Il tempo della Chiesa secondo Agostino. Seguire e rimanere in attesa. La felicità in speranza”, pag. 151, un commenta a un brano delle Enarrationes in psalmos.
Coloro invece che hanno sete di Dio, debbono farne esperienza sempre e dovunque, sia nell’anima che nella carne: poiché Dio da all’anima il suo pane, cioè la parola della verità [Verbum veritatis, cioè Verbum abbreviatum che è Gesù Cristo, il Verbo fatto carne]. Dio dà alla carne le cose che le sono necessarie, poiché Dio ha fatto sia l’anima che la carne. Per la tua carne preghi i demoni: forse che Dio ti ha creato l’anima e i demoni hanno fatto la tua carne? Chi ha fatto l’anima ha fatto anche la carne: e Colui che ha fatto ambedue le cose, ambedue le nutre.
L’una e l’altra parte di noi abbiano dunque sete di Dio, e nella loro molteplice fatica l’una e l’altra insieme siano ristorate. Ma quando l’anima nostra e, nelle sue svariate forme [“multipliciter”], la nostra carne ha sete, non di chiunque ma di Te, Signore, cioè del nostro Dio, / ubi sitit? / dove si trovano ad aver sete? [Quando hanno sete di Te, quando Ti pregano, quando Ti domandano dove Ti domandano?] “Nella terra deserta e senza via e senz’acqua” [si domanda nel deserto, dove non c’è strada, dove non c’è acqua].
Abbiamo detto che si tratta di questo mondo [“Saeculum istud diximus”]: questa è l’Idumea, questo è il deserto dell’Idumea, da cui il Salmo ha preso il titolo. “Nella terra deserta”. È poco dire “deserta”, cioè dove non abita nessun uomo [dove non incontri nessuno]; in più è anche un deserto “dove non c’è una strada e dove non c’è acqua” [questa è la condizione dell’uomo dopo il peccato originale: si trova in un deserto in cui, se realisticamente guarda le cose, non c’è strada per uscirne e non c’è acqua che disseti]. / Utinam vel viam haberet ipsum desertum! utinam illum homo incurrens, vel nosset quia inde exiret! / Vi fosse almeno una via nel deserto! O almeno vi fosse lì un uomo in cui imbattersi, e che sapesse la via per uscirne!
Non vede un uomo che lo consoli; non vede una via che lo faccia uscire dal deserto. E quindi rimane lì a vagare. E vi fosse almeno dell’acqua, con la quale ristorarsi, visto che non può uscire di lì! / Malum desertum, horribile et timendum! / Brutto il deserto, orribile e spaventoso! E tuttavia Dio ha avuto misericordia di noi [dell’uomo, solo in questo deserto, Dio ha avuto pietà] e ha aperto per noi una via nel deserto, il Signore Nostro Gesù Cristo [nel deserto si apre una strada che è Gesù Cristo], e ci ha procurato una consolazione nel deserto mandandoci coloro che ci hanno testimoniato il Suo Vangelo [perché l’incontro con il Suo Vangelo, con la testimonianza del Suo Vangelo, è quel inizio di felicità] e ci ha offerto dell’acqua nel deserto, ricolmando di Spirito Santo coloro che ci hanno testimoniato la sua Grazia [coloro che sono stati per noi incontro con la Sua grazia] affinché si formasse in loro [nei testimoni della Sua grazia] una fonte di acqua che zampilla fino alla vita eterna.
Ecco, qui noi abbiamo ogni cosa [abbiamo tutto questo conforto] ma non sono cose del deserto [abbiamo questo conforto, ma questo conforto non viene dal deserto]. Dunque il Salmo ha sottolineato prima le caratteristiche del deserto [ciò che è proprio del deserto] affinché tu [non ha ricordato che la vita è un deserto per condannare la vita, per accusare chi non ha ricevuto la grazia della fede], avendo udito il male in cui ti trovi, quando qui incontri una qualche consolazione, o compagni di viaggio [consolazioni di persone, di amici che sono riflesso della grazia del Signore.
Così nasce e vive l’amicizia cristiana], o vie [e la via è Lui, Lui è la Via], o dell’acqua [che è la Sua grazia, la grazia del Suo Spirito], non attribuisca questo al deserto [il conforto delle persone buone, la via che è il Signore stesso, e l’acqua che è la grazia del Signore, non li devi attribuire al deserto], ma a Colui che si è degnato farti visita nel deserto della vita”.
Salmo 62,2:
O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco,
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta,
arida, senz’acqua.