Nell’inquietudine che attraversa questi giorni, un brano tratto da una meditazione di don Giacomo (presentazione del libro di don Giussani “Affezione e dimora”).
“Nella tempesta si può essere quieti, per usare una delle espressioni più belle di Don Giussani di questa estate in un articolo sul Corriere della Sera: “Quieti dentro la tempesta”. Ma quieti non vuol dire che uno non si accorge della tempesta, si è quieti per un’altra cosa. Il bambino si addormenta nella tempesta: l’immagine di Caravaggio che avete su questo libretto (“Il cristianesimo è una storia semplice, vedi foto in evidenza ndr.) è la “Fuga in Egitto”, e ritrae Gesù che dorme in braccio a sua madre.
Più tempesta di quel momento per Maria, Giuseppe e Gesù… Solo i giorni della Passione sono stati così tempestosi. Eppure Gesù dormiva. E anche la Madonna e San Giuseppe erano quieti. Ma loro si accorgevano della tempesta, si accorgevano di coloro che volevano uccidere quell’unico tesoro che avevano nella vita, quell’unico tesoro che il mondo aveva, senza saperlo.
[…] Al cuore dell’uomo interessa solo questo, al cuore dell’uomo come uomo, non al cuore del cristiano, al cuore dell’uomo come uomo, come cuore naturale, interessa qualcosa che lui non può fare perché quello che fa l’uomo uno lo sa già, quello che viene da noi uno lo sa già, non gli interessa veramente. Gli interessa qualcosa che lo sorprende per la sua pura gratuità, perché è pura Grazia, perché è puro avvenimento imprevedibile, imprevisto, non è conseguenza di qualcosa che fa lui, che faccio io o che fai tu.
Al cuore dell’uomo come uomo interessa soltanto il puro avvenimento, il puro accadere di qualcosa che, poi uno si accorge, fa il Signore. Che solo il Signore può fare: tutto il resto in fondo non interessa, tutto il resto uno lo sa già. Tutto quello che nasce come conseguenza di cose che facciamo noi, di un impegno nostro, di una dedizione nostra, in fondo non interessa […]. il cuore dell’uomo è fatto così: il cuore dell’uomo riposa soltanto quando sorprende qualcosa che lo abbraccia, ma che non viene da lui. Non ci si può abbracciare: occorre qualcosa d’altro che ci abbracci, uno non può abbracciarsi. Occorre un’altra presenza che ci possa abbracciare…”
Difficile, quando non impossibile, in questi giorni ricevere l’eucarestia (“rimedio e difesa dell’anima e del corpo”, come da liturgia). Così don Bosco: “Se non potete comunicarvi sacramentalmente fate almeno la comunione spirituale, che consiste in un ardente desiderio di ricevere Gesù nel vostro cuore”. Di seguito la preghiera della comunione spirituale (da “Chi prega si salva”).
A tanti fedeli in questi tempi manca anche il conforto della confessione. Si può ricorrere, succedaneo che non ha valore sacramentale, ma è certo gradito a Dio, all’Atto di contrizione. Dopo un esame di coscienza nel quale si chiede al Signore la grazia del pentimento sincero, si può sempre, sempre, chiedere perdono al Signore, usando delle preghiere della tradizione della Chiesa, come l”Atto di dolore“. Ricordando anche quel che racconta Gesù del pubblicano che, nel Tempio, “stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: ‘O Dio, abbi pietà di me, peccatore!’ Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato”… Sul dolore dei peccati, e sulla contrizione, si rimanda a “Chi prega si salva” pagine 22-23. L’Atto di contrizione non elimina la necessità di confessare, alla prima occasione utile, i peccati commessi, che anzi deve essere proposito implicito. Questo l’Atto di contrizione suggerito su “Chi prega si salva”:
“Signore, io detesto tutti i miei peccati, perché sono tua offesa, e mi rendono indegno di riceverti nel mio cuore; e propongo con la tua grazia di non commetterne più per l’avvenire, di fuggirne le occasioni e di far penitenza”.
Come atto di contrizione si può recitare anche “O Gesù d’amore acceso”. Così don Luigi Giussani: “Un ‘Gesù d’amore acceso’ detto bene vale, di fronte all’Eterno, un Agnus Dei di Mozart” (da “L’attrattiva Gesù”).
O Gesù d’amore acceso, non ti avessi mai offeso! O mio caro e buon Gesù, con la tua santa grazia non ti voglio offender più né mai più disgustarti, perché ti amo sopra ogni cosa. Gesù mio, misericordia, perdonami.